I romani e lo
sport
L'
argomento della nascita e dello sviluppo dell'attività atletica
nell'antichità si presta ad alcune riflessioni di carattere generale
che vedono, tra le altre cose, la sua influenza sulla società
romana.
L'aspetto agonistico e di gioco prese corpo in varie culture del bacino
del Mediterraneo in modi diversi soprattutto nelle cerimonie religiose,
e quello che influenzò e trasformò radicalmente le forme
sportive arcaiche dei romani fu il modello greco.
Come accennato prima le motivazioni per l'organizzazione di queste gare
erano di carattere religioso, ma potevano anche essere funebre, trionfale
o commemorativo, pubblico o privato.
L'importanza ed il significato che i Romani diedero ai giochi (ludi)
ben presto li differenziarono da quelli greci, la gara, la lotta per
la vittoria attraverso delle regole stabilite sono naturalmente i momenti
principali del fenomeno competitivo stesso.
Per i Romani lo sport é un evento strettamente legato allo spettacolo
che lo sesso sport é in gardo di offrire, per questo hanno più
successo le discipline spettacolari e violente rispetto rispetto alle
esibizioni di atleti armoniosi e scultorei.
A diffrenza della Grecia dove il protagonista era l'atleta, nell'antica
Roma lo diventa il pubblico che incorona il vincitore o ne sancisce
la fine, ciò vuol dire che per l'atleta non é importante
solo la vittoria ma anche conquistare il favore degli spettatori.
Questo particolare aspetto favorisce inoltre la nascita dell'atleta
professionista, i più fortunati diverrano famosi per i grandi
compensi, si narra dell'auriga Diocle in grado di guadagnare nel corso
della sua attività ben 35 milioni di sesterzi.
Conseguentemente per organizzare e predisporre i giochi a Roma si richiese
una cura eccezionale da parte dei magistrati preposti (edili
- pretori - curatores) delegati personalmente dall'imperatore
(cura ludorum).
Inoltre era richiesta una grande funzionalità per le stesse strutture
nelle quali si dovevano svolgere i giochi, ecco spiegato l'ottimo livello
raggiunto dall'architettura di tutti gli edifici romani destinati a
tali competizioni: “Anfiteatri, circhi, teatri e le particolari
costruzioni destinate alla Naumachia”.
Anche in considerazione dell'enorme mole di spettatori che tali competizioni
muovevano, per il Circo Massimo si parla di circa 300.000 persone.
Le grandi masse di persone trascinate dall’evento attirarono ben
presto le attenzioni dei governanti,i quali naturalmente cercarono di
sfruttarle per la propaganda e per il consenso,fenomeno evidente soprattutto
in età imperiale; c’è da dire che anche il popolo
sfruttò queste occasioni per avanzare diverse rivendicazioni,famosa
nel 196 a.C. quella di Tito Quinzio Flaminino, il quale durante i Giochi
Istmici annunciò che la Grecia era di nuovo libera.
L’imperatore Traiano era attento al fenomeno perché aveva
ben capito quanto fosse importante la cura per i divertimenti,i quali
insieme alla distribuzione del grano e del denaro erano in grado di
soddisfare il popolo.
Appare quindi sempre più evidente in epoca romana l’unione
tra sport e spettacolo, non più lo sport agonistico dove l’unico
protagonista è l’atleta ma lo sport che trascina e si fa
trascinare sempre più dallo spettatore, uno sport visto come
spettacolo di audacia, di forza.
|